domenica 20 ottobre 2013

Catechismo e scarpe nuove

Lunedì mattina, quando è suonata la sveglia, ho aperto gli occhi e sul mio viso si è stampato un sorriso che mi ha accompagnata tutta la settimana: venerdì avrei accompagnato lo scolaretto al primo incontro di catechismo e averi avuto un’ora, un’intera ora, tutta per me.
E così quell’idea di libertà totale da tutto, dal lavoro, dai vari impegni, da qualsiasi dovere mi ha cullata per tutta la settimana.
Dovevo solo scegliere cosa fare. Dovevo decidere cosa infilare in quello scampolo di tempo solo per me.
Così finito il cambio-armadio di tutta la famiglia, finita la pulizia di fondo nei credenzini della cucina e della dispensa, fatto il cambio delle scarpe, mi rimaneva l’acquisto delle scarpe nuove per me.
Ore 16.50 l’arrivo in parrocchia.
Adesso mi presento alle catechiste, lascio i miei recapiti, affido a loro lo scolaretto e volo verso le mie scarpe nuove.
Saluta la mamma di X, saluta la mamma di Y, saluta la catechista n. 1, sorella di un amico storico di mio marito, saluta la catechista n. 2, collega nota e conosciuta, il tempo passava e non volavo verso nessuna scarpa, né nuova né vecchia.
Adesso vado non c’è motivo che io rimanga qui.
La voce della catechista del gruppo di 4°.
“Il Don sta arrivando e ci terrebbe a salutare tutti, anche i genitori”.
Oh, come faccio? Vado? No, non posso. E poi il Don è nuovo, è qui da una settimana, come faccio? Le mie scarpe? No, devo rimanere, non ho alternative.

Finalmente il Don arriva. Tutti in sagrestia, bambini di 3°, 4° e 5°, genitori e catechisti. Una preghiera insieme per il nuovo anno di catechismo. Poi il discorso del curato. Poi quello del Don. Poi ancora il curato.
“Bene, grazie a tutti, ora potete andare, ci vediamo alle 18”
Bene, scarpeeee arrivoooo.
Guardo l’orologio. 17.35.
Ecco la mia ora di libertà si è trasformata in una libertà di 25 minuti.
Bruciando sulla partenza Flash, mi sono disintegrata e in meno di un nano secondo mi sono materializzata nel negozio di scarpe dove ho interrotto l’ozio pomeridiano della commessa.
“Ah ciao, sono arrivate le tue scarpe, sono arrivati tacchi che cercavi!”
“No, sono venuta per delle scarpe da GINNASTICA”
Quella richiesta generica, vaga e assolutamente inappropriata ha trasformato la commessa nel surrogato di elastic girl e in men che non si dica mi ha fatto vedere ogni scarpa stringata presente in negozio. Quella da ginnastica, quella da jogging, quella da corsa, quella da corsa su strada, quella da corsa su sterrato e via dicendo.
Individuate le due candidate all’acquisto, mi sono seduta sulla poltroncina della prova e le ho indossate. Neanche Fantozzi…una troppo stretta, una troppo larga.
Così lo sguardo affranto si è casualmente posato su un paio di scarpe in vetrina che non mi era stato proposto. Mentre la commessa esausta dal tour de force al quale la stavo sottoponendo me le faceva provare e l’addetta al bilancio familiare che abita nella mia testa esultava per aver scovato l’unico modello in offerta presente in negozio, lo sguardo cadeva sull’orologio.
17.50.
Noooooooo.
Prendi le scarpe, provale di fretta, decidi che vanno bene, pagale e…scappa a prendere lo scolaretto in parrocchia? No, prova un decolleté nero con tacco 9. Beh, nulla di strano, ritardo a parte, se non fosse stato che ai piedi avevo un paio di calzini corti di cotone a righe bianchi e blu.
Ed è noto che le decolletè nere vanno portate con i calzini di cotone. A righe poi…
Inutile dire che le scarpe, seppur del mio numero, erano strette.
Allora in un micro-nano-millesimo di secondo ho dovuto valutare cosa fosse più facilmente conciliabile con il mio piede, il mio bisogno di un paio di scarpe di quel tipo e la mia settimana.
1)      E’ stretta. Però ho la calza di cotone. L’intensità dello “stringimento” è compatibile con lo spessore della calza? Insomma, se mi metto i collant, i gambaletti (oddio quelli mai), i calzini di microfibra, qualsiasi calza più sottile ‘ste benedette scarpe mi vanno bene?
2)      Se non le prendo adesso e vengo nei prossimi giorni posso sopravvivere senza queste scarpe?
3)      Quando posso venire a provarle con calma? Domani no. Lunedì è chiuso. Martedi? No. Mercoledì? Boh…
Deciso.
Le prendo e se a casa mi accorgo che non vanno bene, vengo a cambiarle.
Ore 17.55.
Con scarpe da” ginnastica” e tacco 9 nel sacchetto mi sono catapultata in parrocchia.
Recuperato il catechizzato, caricato in macchina con marito e Principessa arrivati a darci un passaggio verso casa, mi sono finalmente rilassata e ho comunicato a tutta la famiglia la mia decisione.
Venerdì prossimo sarò sicuramente malata, non ci sarò per niente e nessuno, lo scolaretto lo porterà a catechismo qualcun altro, papà, nonno o nonna che sia e un’ora di relax completo non me la toglie nessuno.

 
 

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