lunedì 23 settembre 2013

Angeli e dottori

Nel mio lungo peregrinare tra reparti vari di ospedali vari sono arrivata ad una conclusione.
I laureati in medicina, per me, si dividono in due categorie: i dottori e i medici.
I dottori sono laureati puri e semplici hanno un titolo, quello di dottore appunto, al pari dei laureati in altre discipline, giurisprudenza, economia o farmacia che sia.
Per loro sei un numero, a volte, ancor peggio, non sei una persona, sei la patologia che ti porta a chiedere il loro intervento.
Così li senti parlare non del paziente X, ma della “frattura scomposta del femore” o della “placenta previa accreta” o del “melanoma metastatico” o di altre patologie dai nomi quasi impronunciabili.
Non ti parlano come se davanti avessero una persona, un essere umano, no loro ti sbrodolano addosso la diagnosi e la prognosi con una freddezza che ti ferisce ancora di più rispetto alla più cruda delle sentenze.
I medici, invece, sono dottori con le ali.

Sono quelli che hanno un cuore, che ti parlano con umanità, che ti dicono le stesse cose dei dottori, certo, la diagnosi loro non la possono cambiare, ma te lo comunicano in modo meno traumatico, non ti sbattono in faccia nulla, ti accompagnano per gradi anche verso la più drammatica delle verità.
I medici, per me, sono dottori con le ali perché sono dei veri angeli.
Personalmente potrei scrivere un’opera da far concorrenza alla Divina Commedia per tutte le “cattiverie” che mi sono state dette nei miei incontri con i dottori.
Le parole, a volte, feriscono come coltellate al cuore, soprattutto laddove ci si trova in una condizione emotiva particolare, così come è, per sua natura, quella del malato e del parente del malato.
E poi ci sono loro…gli specializzandi.
Durante un’attesa nel corridoio di un grande ospedale mi sono seduta a fianco dello “Studio medici specializzandi” di chirurgia.
Non avevo null’altro da fare, il loro continuo “andirivieni” ha attirato la mia attenzione e così li ho osservati attentamente.
Camminavano sollevati da terra almeno mezzo metro. Camici aperti che lasciavano intravedere vestiti all’ultima moda. Teste e schiene dritte quasi fossero imbrigliati in rigidi busti di gesso. Quel fare un po’ spocchioso da genietti in carriera senza scrupoli.
Dottori. Nulla di più. Dottori che, secondo me, guardano troppo la televisione.
Meredith Grey e Derek Shepherd esistono solo in Grey’s Anatomy, sono personaggi inventati di una serie televisiva. Che è solo finzione.
E cari miei specializzandi se scimmiottate personaggi inventati, a mio parere, non avete la stoffa per diventare dei grandi medici, sarete anche bravi, diventerete i migliori ad eseguire un certo tipo di intervento, ma rimarrete solo ed esclusivamente dei dottori.
Ma un dottore deve aspirare ad essere qualcosa in più.
Deve cercare di acquisire, se non ce l’ha, quel tatto, quella gentilezza e quel saper fare che gli consenta di non ferire più del dovuto un paziente, perché se è vero che non si ha il potere di cambiare le cose, è vero che si può dire la verità, per quanto cruda possa essere, senza creare traumi e ferite gratuite che lasciano poi segni indelebili nell’anima.
Noi, pazienti e ammalati di oggi e di domani, abbiamo bisogno di dottori con le ali.

2 commenti:

  1. Vediamo se riesco...Laura mi ha aiutato ad aggiornarmi..
    Splendida come sempre! Bacioni

    RispondiElimina
  2. e si può dire anche per molte altre professioni, purtroppo!

    RispondiElimina