giovedì 12 dicembre 2013

Mamma io non credo alla storia di Santa Lucia




Ieri pomeriggio siamo andati a trovare la zia Bianca.
La zia, che non è ancora diventata nonna,  ha avuto un incontro ravvicinato con Santa Lucia, l’ha sentita passare, l’ha fermata e le ha chiesto di lasciare un regalo per i suoi nipotini, lo scolaretto e la Principessa.
Lo scolaretto apre il pacchetto e trova un regalo che ha già.
Dissimula, dice che è bellissimo e ringrazia.
In macchina, mentre torniamo a casa, mi gela con poche parole.
“Mamma io alla storia di Santa Lucia non ci credo”.

mercoledì 4 dicembre 2013

#giocaconme #tifaconme





Le curve della Juve vengono squalificate dal giudice sportivo per cori razzisti.
La Juve allora inventa questa stupenda iniziativa: gioca con me, tifa con me e apre le curve ai bambini.
Si gioca Juve-Udinese in uno stadio che si veste di un abito mai visto.
12.000 bambini popolano le due curve.
Bambini che rivolgono al portiere dell’Udinese, ad ogni rinvio dal fondo, cori non proprio da studentelli di Oxford.
Il giudice sportivo, allora, commina alla Juventus una multa di 5.000 €.

domenica 1 dicembre 2013

Quest’anno…handmade!!





E’ tempo di regali.
Il Natale si avvicina e il dilemma inizia a fare capolino…cosa regalo?
Tutti gli anni si ripete la solita storia e la solita corsa ai regali.
Quest’anno no….o almeno lo spero.
Quest’anno Mary Poppins si sta già organizzando e sta giocando d’anticipo perché farà solo regali handmade.
E per me handmade significa che il regalo l’ho pensato, l’ho costruito e l’ho confezionato io con le mie mani appositamente per quella persona.

martedì 26 novembre 2013

Questa è QUELLA notte




Questa è quella notte.
E’ la notte di 8 anni fa in cui è cambiata la mia vita.
E’ la notte in cui nevicava.
E’ la notte in cui hanno acceso le luminarie ed io ho fatto un giro in macchina per il centro per respirare un po’ di Natale.
E’ la notte in cui, dopo una giornata passata a fare gli scatoloni del trasloco, avremmo dovuto dormire nella casa nuova.
E’ la notte del “ci siamo, secondo me ci siamo” e dei “figurati manca ancora un mese”.
Ma una mamma lo sa.

sabato 23 novembre 2013

Io, twitter e la Juve




“Ti ho trovata anche su twitter, ma cosa ci fai? Su twitter intendo…”
“Quello che fanno tutti, twitto, e a dire il vero mi diverto un sacco”.
Faccia perplessa del mio interlocutore.
“E di cosa twitti? Cucina, ricette, cose da mamme?”
“Beh, non solo, anche di calcio. Mi diverto da matti a commentare le partite…”
Non ho fatto in tempo a finire la frase che l’esponente microcefalo del genere maschile che era di fronte a me ha sgranato gli occhi.
“Di calcio?? Ci capisci?”
Sospiro lungo e profondo.
“Sì ci capisco. Come nelle ricette…q.b.

giovedì 14 novembre 2013

Il compleanno dello scolaretto


Tutti gli anni, di questi tempi, subito dopo halloween e la nostra festa delle zucche, iniziavo a pensare alla festa di compleanno dello scolaretto.
Per 7 anni ho organizzato feste di ogni tipo, qui da noi, immolando la casa ad orde di bimbetti più o meno scalmanati e giurando ogni anno a me stessa che quella sarebbe stata l’ultima volta.
E invece l’anno dopo si è sempre replicato.
Giochi nuovi, gare nuove, premi per gli invitati, dolci, dolcetti, biscotti e salatini tutto diverso di anno in anno. E tutto cucinato dalla sottoscritta. Torta compresa.
Quest’anno no e un po’ mi manca.
Non che non abbia nulla da fare, anzi, ma mi manca l’organizzazione di una festa piena di sorprese per il mio ometto.
Lo scolaretto, invece, ha voluto una festa “da grandi” in un parco giochi con i gonfiabili.
Peggio del peggio.
Una festa “da grandi”?
A 8 anni mi chiede una festa da grandi?
“Dai mamma, in casa non posso chiamare tutte la classe”.
Eh, in effetti, sarebbero troppi…
“E poi mamma in casa si fanno feste solo con i maschi, gli altri anni abbiamo chiamato solo amici maschi”.

mercoledì 6 novembre 2013

L’influenza e le sue prospettive


Giusto la notte che precede la giornata più ingolfata dell’anno.
Giusto quando hai intorno a te il deserto dei Tartari, niente baby sitter, tate, amiche, nonni, parenti entro il quindicesimo grado che possano darti una mano.
Ore 4.00, minuto più, minuto meno: Principessa con 39 di febbre.
Realizzi che la mattina dopo non potrai andare al lavoro e dovrai forse imprecare in giapponese per riuscire a rinviare, delegare, spostare tutto ciò che avevi programmato.
Beh, grandissima invenzione cellulare, mail e pc portatile, si può lavorare da casa.
Anzi, no, si fa remote-working che fa più chic.
In realtà giri per casa con la febbricitante attaccata, incollata, spalmata addosso che non ti molla neppure per un secondo e nel frattempo cerchi di darti un tono professionale per rinviare quello che avresti dovuto fare.
“Amore due minuti e la mamma ha finito”.
E intanto finisce il Lago dei cigni.
“Amore lo guardi ancora? La mamma fra due minuti ha finito”.
E il Lago dei cigni finisce ancora.
“Tesoro due minuti…” e poi vedi quei due occhioni che ti implorano “dai la mamma finisce dopo”.
E si entra nel vortice…principesse, ballerine, collane, Lago dei cigni, smalto, Indovina chi, principesse, ballerine, collane, Lago dei cigni, smalto, Indovina chi…

giovedì 31 ottobre 2013

Halloween a modo mio…la festa delle zucche

 
 
A casa nostra si festeggia Halloween, ma qui non sono ammessi streghe, stregoni, vampiri o zombi che fanno paura.
Qui da noi possono venire solo streghette carine e scheletri pasticcioni.
La nostra è una festa allegra, non si vuole fare paura a nessuno e, a ben vedere, la nostra festa ha ben poco in comune con la tradizione di Halloween.
Direi piuttosto che si tratta di una festa delle zucche.
E’ un’occasione per travestire i bambini, farli giocare e farli divertire in modo diverso dal solito.
Intagliamo la zucca con la faccina e accendiamo una candela al suo interno, addobbiamo la casa con festoni con zucche che sorridono o mostriciattoli ridicoli.
Una zucca arancione, poi, è destinata a fare da vaso ad un mazzo fiori.
Halloween, per noi, è solo una scusa per fare una festa, per truccarci e travestirci, per giocare e addobbare la casa.
Il tema è quello delle zucche ed io sono particolarmente affezionata a questo prodotto dell’autunno.

mercoledì 23 ottobre 2013

Io NON sono una blogger

Chiacchiere da mamme in attesa dell’uscita dei bambini dalla milionesima attività sportiva infilata nella settimana.
Chiacchiere da mamme che devono per forza vantarsi dei successi, veri o presunti, non solo personali ma anche dei figli.
Parole, solo parole, ma quando sento certe frasi, io proprio non posso far finta di niente.
“Stasera, per cena, ho preparato dei gnocchetti con sugo di pesce al profumo di basilico e tartare di tonno con contorno di erbette in agrodolce”.
E già a questo proclama la mia mente correva alle varie ipotesi di cena praticabili in casa mia:
1)  Qualche avanzo del pranzo?
2) Pronto pizza?
3) Cena direttamente a casa dei nonni?
“Eh, sai prima di uscire ho preparato anche il ragù per domani e appena torno inforno i biscotti per la colazione”.
Ecco, in condizioni normali, sarebbe scattato di certo un applauso e magari anche una piccola ola tra le mamme presenti a questo auto-elogio, anzi sarei stata io la prima a fare i complimenti.
Ogni buona intenzione, però, è stata stroncata sul nascere da quattro parole scandite con gli stessi decibel con cui lo speaker dello stadio annuncia il goal della squadra di casa, così, giusto per farlo sapere anche alla poveretta che ad alcuni metri di distanza era assorta in tutt’altra conversazione.
“IO SONO UNA FOODBLOGGER, ho un blog di cucina”.

domenica 20 ottobre 2013

Catechismo e scarpe nuove

Lunedì mattina, quando è suonata la sveglia, ho aperto gli occhi e sul mio viso si è stampato un sorriso che mi ha accompagnata tutta la settimana: venerdì avrei accompagnato lo scolaretto al primo incontro di catechismo e averi avuto un’ora, un’intera ora, tutta per me.
E così quell’idea di libertà totale da tutto, dal lavoro, dai vari impegni, da qualsiasi dovere mi ha cullata per tutta la settimana.
Dovevo solo scegliere cosa fare. Dovevo decidere cosa infilare in quello scampolo di tempo solo per me.
Così finito il cambio-armadio di tutta la famiglia, finita la pulizia di fondo nei credenzini della cucina e della dispensa, fatto il cambio delle scarpe, mi rimaneva l’acquisto delle scarpe nuove per me.
Ore 16.50 l’arrivo in parrocchia.
Adesso mi presento alle catechiste, lascio i miei recapiti, affido a loro lo scolaretto e volo verso le mie scarpe nuove.
Saluta la mamma di X, saluta la mamma di Y, saluta la catechista n. 1, sorella di un amico storico di mio marito, saluta la catechista n. 2, collega nota e conosciuta, il tempo passava e non volavo verso nessuna scarpa, né nuova né vecchia.
Adesso vado non c’è motivo che io rimanga qui.
La voce della catechista del gruppo di 4°.
“Il Don sta arrivando e ci terrebbe a salutare tutti, anche i genitori”.
Oh, come faccio? Vado? No, non posso. E poi il Don è nuovo, è qui da una settimana, come faccio? Le mie scarpe? No, devo rimanere, non ho alternative.

mercoledì 16 ottobre 2013

Il fantastico SMS di Wonder Woman


 


Lei è la donna perfetta, con casa perfetta, marito perfetto, figli perfetti.
Ovviamente le altre no.
Lei ti relaziona di tutto ciò che fa con chilometrici sms che rappresentano il resoconto dettagliato della sua giornata.
“Portato bambini a scuola, palestra, doccia, pranzo con solo un caffè, fatto 2 lavatrici e relative asciugatrici, stirato e messo già tutto nei relativi armadi, fatto spesa, scaricata e messa nella dispensa, aperitivo lungo con marito e recuperati bambini dai nonni già in pigiama, messi a letto, adesso vado sul divano e svengo”.
E tu, magari sei lì che stai ancora riordinando la cucina e pensi “ma questa come fa?” e te la immagini distesa sul divano, in pigiama, rigorosamente stirato e inamidato, a guardare la tele nel bel mezzo della sala TV di una casa perfettamente in ordine, linda e profumata e soprattutto silente, mentre la tua mente corre alla pila di panni ancora da stirare, i pavimenti che “li passo domani, oggi non ce l’ho proprio fatta” e ai bambini che stanno ancora litigando per chi si lava i denti per primo prima di andare a letto.
Ma questa volta no.
Il mio orgoglio non c’è stato.
Così la mente è corsa non a quello che NON avevo fatto, ma a quello che AVEVO FATTO.

venerdì 11 ottobre 2013

E’ nata Sole




E’ nata.
Tutti a dire e a commentare “E’ nata la figlia di Michelle Hunziker”.
“E’ nata la figlia di Trussardi”.
E tutti a commentare il nome.
Sole.
“Che fantasia! La sorella si chiama Aurora, potevano scegliere un nome diverso”.
Ma si parla solo della “figlia di…” e della “sorella di…”

giovedì 10 ottobre 2013

Ballerine di ieri e di domani

Se qualcuno mi chiede quale sia il ricordo più bello dei miei anni da ballerina, da quando in prima elementare ho indossato le mie prime mezze punte alla sera del mio passo d’addio, beh, senza ombra di dubbio, è il profumo del palcoscenico.
Il profumo delle punte nuove e del cuoio delle suolette, il profumo che si respirava dietro le quinte.
Ho sempre amato la danza classica e ho sempre sognato che un giorno, se mai avessi avuto una bimba, lei condividesse la mia stessa passione.
Così se è vero che le passioni non possono essere imposte, è altrettanto vero che si possono “agevolare”.
E così la mia piccola, fin da quando aveva poco meno di un anno, ha guardato il Lago dei cigni, impazzendo letteralmente per il cigno bianco, la “bia banca”, la ballerina bianca nel linguaggio incomprensibile di una creatura che inizia a dire qualche parola, e i quattro cignetti.
Non ha preso da me in questo perché a me piaceva molto di più il cigno nero.
Balla, salta, imita le ballerine classiche su qualsiasi musica, gira per casa cercando di rimanere in equilibrio su un piedino nel tentativo, molto spesso riuscito, di imitare le ballerine immortalate nelle copertine dei nostri DVD, costringe suo padre e suo nonno a fare i ballerini e a sollevarla mentre lei con le gambe disegna nell’aria figure di ogni tipo.
Il tutto con le punte rigorosamente tirate, degne di una grande etoile.
Non avrà di certo il collo del piede della Abbagnato, ma per avere 3 anni e mezzo la vedo ben determinata, soprattutto per il fatto che non ha mai preso alcuna lezione di danza.

venerdì 4 ottobre 2013

La rivincita delle colazioni #colazionibulgare

Stanotte, nel mio girovagare su internet dovuto ad una crisi di insonnia, ho trovato un articolo che si posiziona sulla stessa linea d’onda del mio post di ieri e rappresenta la rivincita di tutte le persone che fanno colazione nei piattini Ikea come noi.
Sul sito L’Huffington Post del gruppo Espresso (www.huffingtonpost.it) si parla delle colazioni bulgare, il gruppo facebook che, testualmente, “riporta il breakfast alla dura realtà”.
Nato da circa un mesetto, il gruppo già più di mille “mi piace”, tra cui, ovviamente, anche il mio.
L’ideatrice concorda con me nel sostenere che le foto delle colazioni che spopolano sul web sono assolutamente diverse e lontane dalla realtà.
E così è stato proposto un contest nel quale si invitano gli utenti a inviare la foto della loro colazione.
C’è veramente di tutto, ma nulla di simile alle immagini delle “colazioni perfette”.
C’è la colazione fatta in piedi sul treno, c’è quella fatta davanti al computer, quella del bimbo piccolo con macchinine al seguito e tante altre ancora.
Sì al diavolo le foto da rivista patinata di tavole imbandite e apparecchiate con porcellane e cristalli, evviva le colazioni di corsa, nei piattini Ikea o in mano mentre si scendono le scale.
W la vita vera!!!

 

P.S. guardate nelle foto del gruppo facebook Colazioni bulgare: c’è Miss Holly Golightly, la protagonista di colazione da Tiffany, anche lei per strada con la colazione in mano…direi che se l’ha fatto lei…figuriamoci se non lo possiamo fare noi…

 
 
 

giovedì 3 ottobre 2013

Colazioni, foto e sacchetti dei biscotti con la molletta

Da un po’ di tempo a questa parte sono affascinata dalle foto delle colazioni che girano sul web.
Tazze e tazzine del servizio bello della trisavola, tovagliette all’americana ricamate a punto intaglio, linde, stirate e inamidate, biscottini degni di una pasticceria, croissant appena sfornati, scodelline di limoges contenenti frutta tagliata a pezzetti, tovaglioli addirittura inseriti nel porta tovagliolo.
Nemmeno una briciola, una piccola macchiolina indelebile, un coltello sporco di marmellata o un cucchiaino di caffè.
Colazioni che, secondo i racconti della diretta interessata “durano non meno di 45 minuti”.
A casa mia suona tutt’altra musica.
La sveglia suona alle 6.30 e alle 7.40 siamo tutti e quattro sfamati, lavati, puliti e vestiti, già fuori casa.
Noi 45 minuti di colazione non possiamo permetterceli, a meno di alzatacce nel cuore della notte.
La nostra tavola non è imbandita con pasticcini e biscottini nelle ciotoline di porcellana, certo mangiamo anche noi i biscotti, a volte anche qualche fetta di pane e nutella e un frutto, ma il nostro servizio da colazione è molto più, per dirla nel linguaggio del settore, easy chic: tazzine per il caffè da tutti i giorni, quelle che si tengono nel credenzino della cucina e piattini super colorati di plastica Ikea.

martedì 1 ottobre 2013

Il cambio dell’armadio



Odio il cambio dell’armadio.
Lo odio con tutta me stessa, con ogni singola cellula del mio corpo e con ogni neurone.
Però, inevitabilmente, almeno due volte all’anno mi faccio forza e lo affronto con lo stesso entusiasmo con cui si affronta un plotone di esecuzione.
E così inizio dagli armadi e dai cassetti dei bambini.
Armata delle più buone intenzioni dico ogni anno a me stessa che questa è la volta buona si scarta, si elimina, si butta ciò che non va più bene.
Preparo ogni volta diversi scatoloni destinati ad ospitare, sempre nelle mie intenzioni, i vestiti vecchi per essere riciclati, che rimangono però costantemente semivuoti.
Appena mi accingo a cestinare qualcosa ecco il pensiero malefico che prende corpo nella mia mente “E se lo mette anche l’anno prossimo? E se gli va ancora bene?” così una forza uguale e contraria a qualsiasi buona intenzione dirotta la mano dallo scatolone per il riciclo al cassetto per l’anno che verrà.
So perfettamente che, a meno di blocchi improvvisi della crescita, ai miei figli non metterò nulla dell’anno precedente, ma è più forte di me, ho un istinto di conservazione (del vestiario) senza eguali.
E ogni anno la mia meta è rappresentata da armadi impeccabili e sistemati, file di magliette e maglioni perfettamente impilate, tutte della stessa misura e dello stesso formato, vestiti e camicie appese stirate ed inamidate di fresco con l’illusione che rimangano intonse per tutta la stagione fino al cambio-armadio successivo.

sabato 28 settembre 2013

Barilla, la polemica e il derby della Mole

Come abbia fatto ad arrivare a lui non me lo spiego, ma la polemica sulla pubblicità della pasta Barilla è giunta alle orecchie curiose dello scolaretto che ha preteso spiegazioni.
Argomento delicato da trattare, soprattutto perché non ero pronta.
Da dove inizio? Da Barilla? Dalla famiglia? Dalla composizione della famiglia?
“La nostra famiglia è composta da mamma, papà, da te e da tua sorella, però non tutte le famiglie sono formate così. Ci sono per esempio famiglie che hanno solo la mamma perché il papà è volato in cielo. Apperò sono partita soft. O famiglie che hanno due papà perché la mamma si è sposata due volte. Certo che sposata due volte non suona molto bene. Ci sono delle famiglie dove, invece che un papà e una mamma, ci sono due papà o due mamme perché si sono sposati due papà o due mamme. Allora il sig. Barilla ha detto che quando farà una pubblicità metterà solo famiglie come la nostra, con mamma, papà e bambini perché la sua è così e a lui piace di più la famiglia formata così”.
L’occhio illuminato dello scolaretto che ha capito.

venerdì 27 settembre 2013

Manicaretti e minestroni

 
Giornata lunga, dura, lontana da casa.
Ma lo sapevo io e lo sapeva anche lui.
Sono partita alla mattina senza preparare alcunché né per il pranzo, né per la cena.
Moglie e mamma snaturata.
No, moglie e mamma di fretta che esce alle 7.30 per accompagnare lo scolaretto a scuola, con tappa obbligata alla cartoleria per comprare le ricariche della biro rossa cancellabile senza le quali di certo non si può affrontare serenamente la mattina di lezione, e che rientra, se va bene, alle 20.00.
Ma poi lui, il marito modello, è bravo e organizzato.
Si è trasformato in un papà multitasking, lavora, và a prendere il bambino a scuola, lo sfama, gli fa fare i compiti, lo fa giocare, lo porta con sé ad una riunione di lavoro, và a prendere la Principessa alla materna, rientra a casa, fa la doccia ad entrambi i bambini.
Da applauso, direi!!
Certo che una mamma faccia tutto ciò regolarmente, tutti i santi giorni, ed oltre a questo ci metta anche dell’altro, tipo stirare, preparare pranzo e cena, fare i letti e i mestieri, parrucchiere, estetista e palestra, è un piccolo dettaglio insignificante.
Comunque lui, il marito, è stato bravo, non ci piove.
In completa solitudine con casa-lavoro-due figli se l’è cavata egregiamente.
Rientrata a casa tardi, già all’ora di cena, anzi più che della cena della movida, ho trovato la tavola apparecchiata, ma non sono stata accolta da nessun profumino, nessun manicaretto, nessun indizio di cena calda e appetitosa.
Ogni minimo dubbio fugato dalle parole del marito affamato.
“Fede cosa mangiamo? Ci hai pensato?”.
Mentre tornavo a casa in macchina mi immaginavo un bel ragù o una vellutata di zucca o un caldo contorno di funghi fumanti ad aspettarmi già pronti nel piatto, accanto ad un bicchiere di buon vino rosso.
Nulla di tutto questo. E nulla anche di altro.
E così appena rientrata, ancora vestita e con le scarpe, ho trasformato la mia cucina nel set di “cotto e mangiato”.
Ecco, più che cotto e mangiato, scongelato e cucinato.
Agnoli per i bambini (quelli erano freschi e non provenivano dal congelatore), minestrone per me e mega bistecca per lui.
Certo…bistecca per il marito stremato dalla giornata da ragazzo padre lavoratore perché alla mia proposta “Avrei voglia di mangiare qualcosa di caldo, io quasi quasi mi farei il minestrone” mi ha guardata con una faccia allibita senza eguali e col terrore negli occhi mi ha intimato “Va bene E POI??, di secondo?? Chiamiamo il pronto pizza??”
L’acqua per gli agnoli sul fuoco, il minestrone surgelato nella pentola a pressione, la bistecca di dinosauro nel micronde a scongelare e la verdura a lavare.
Mentre l’acqua bolliva e il marito esanime buttava gli agnoli e spegneva la pentola a pressione ho fatto pure la doccia.
Venti minuti di ordinaria follia.
Però tutti e quattro a tavola, con pietanze personalizzate e diversificate, e tutti e quattro lavati e profumati.
Non è stata di certo una cena da Guida Michelin, ma dal piatto vuoto presente sulla tavola al mio rientro di strada ne abbiamo fatta.
La mamma batte il pronto pizza, parola di scolaretto affamato.

lunedì 23 settembre 2013

Angeli e dottori

Nel mio lungo peregrinare tra reparti vari di ospedali vari sono arrivata ad una conclusione.
I laureati in medicina, per me, si dividono in due categorie: i dottori e i medici.
I dottori sono laureati puri e semplici hanno un titolo, quello di dottore appunto, al pari dei laureati in altre discipline, giurisprudenza, economia o farmacia che sia.
Per loro sei un numero, a volte, ancor peggio, non sei una persona, sei la patologia che ti porta a chiedere il loro intervento.
Così li senti parlare non del paziente X, ma della “frattura scomposta del femore” o della “placenta previa accreta” o del “melanoma metastatico” o di altre patologie dai nomi quasi impronunciabili.
Non ti parlano come se davanti avessero una persona, un essere umano, no loro ti sbrodolano addosso la diagnosi e la prognosi con una freddezza che ti ferisce ancora di più rispetto alla più cruda delle sentenze.
I medici, invece, sono dottori con le ali.

lunedì 16 settembre 2013

Il perché di un nome bizzarro… “Siamo tutte Mary Poppins”.

Un po’ di tempo fa, su internet, girava una simpatica vignetta con la sagoma di Mary Poppins e a fianco una scritta “Attenta, se apro io la mia borsetta ti distruggo”.
Ed in effetti, se io e Mary Poppins rovesciassimo il contenuto delle nostre borse su un tavolo…ecco…non so chi delle due vincerebbe.
Da sempre le mie borse sono popolate da oggetti di vario genere che formano, tra di loro, un mondo a sé stante, mondo in ogni caso in costante evoluzione a seconda del mio personalissimo “status”.
La borsa, infatti, contiene oggetti diversi a seconda della “qualifica” che si riveste in un preciso momento e rispecchia, senza ombra di dubbio, proprio il nostro essere.
La borsa (anzi il suo contenuto) di una studentessa è di certo diverso da quello di una neo mamma.
Avevo trovato, alcuni mesi fa, un sito che aveva promosso un’iniziativa simpatica che aveva attirato la mia attenzione. Bisognava inviare la foto del contenuto della propria borsa. Così in quella della studentessa oltre ai classici portafogli-chiavi-occhiali da sole spiccavano un libro, un lucidalabbra, un pacchetto di sigarette, il cellulare e un astuccio con evidenziatori e penne. In quella di una neo-mamma, invece, un biberon, un pupazzetto, un pannolino per il cambio, delle salviette e un ciuccio nell’apposito contenitore.
E nella mia?
Beh…non sono più una studentessa, ma nemmeno una neomamma…diciamo che c’è una sintesi di entrambe e molto altro.
Una mia amica, per questo, mi ha sempre presa in giro.
“Ti manca qualcosa? Chiedi alla Fede, lei nella borsa ce l’ha di sicuro, lei è peggio di Mary Poppins”.
Lei esce con micro borsette nelle quali, piegato in 4 parti, ci sta al massimo un fazzolettino di carta di quelli formato mini.
Io ho borsette che, al contrario, pesano quintali e mi costringono a posture di certo ben diverse da quelle della Cindy Crawford di turno.
Buon sangue non mente…
In questo, non c’è ombra di dubbio, ho preso da mia madre, lei che seguendo mio padre che giocava a calcio, con me al seguito, stipava nella borsa generi di ogni sorta e che passando la sua borsa alla sua amica Luisa si è sentita dire “Oddio ma cosa hai qui dentro? Una gallina??”
Però a me non manca (quasi) mai niente di quello che mi serve, sia che debba fare qualche attività prettamente connessa al mio lavoro, sia che debba andare al parco con entrambi i miei figli.
Se poi si aggiunge un marito che, durante un viaggio che ci porta alla meta delle nostre vacanze, in autostrada mi guarda e mi sciolina un “Fede per caso nella borsa non hai un cacciavite che mi si stanno svitando le stanghette degli occhiali?” si capisce che nella mia borsa c’è davvero di tutto.
Per la cronaca…va bene avere di tutto, ma il cacciavite no, quello proprio non l’avevo!
Ho chiavi-portafoglio-occhiali (da vista), rossetto e matita per gli occhi, fazzoletti e salviette, agenda e penna, kit del pronto soccorso, cellulare, caramelle, medicine varie, caricabatterie e auricolare, giochini vari dei bambini, ma arnesi da Manny tuttofare proprio no.
Credo che la borsetta e il suo contenuto rispecchi molto noi stesse, come siamo e cosa facciamo, in fondo ci mettiamo tutto ciò che ci serve per “sopravvivere” fuori casa.
Niente di diverso da Mary Poppins.
Lei aveva l’occorrente per fare la tata a due bambini.
Ma questo e solo questo.
Noi abbiamo l’occorrente per fare anche tante altre cose. Le mamme, le mogli, le donne in carriera, quale che essa sia.
Sì, Mary Poppins aveva anche qualche potere magico, ma qualche potere magico ce lo abbiamo anche noi che ci trasformiamo in mamme, mogli, confidenti, amiche, amanti, lavoratrici, laviamo, stiriamo, prepariamo marmellate e conserve, facciamo i letti e passiamo l’aspirapolvere, così giusto per dirne qualcuna…
In fondo “siamo tutte Mary Poppins”, ognuna a modo suo.




giovedì 12 settembre 2013

Il primo giorno di scuola


Oggi è il primo giorno di scuola.
Per noi il primo giorno della terza elementare.
Dovremmo essere dei “veterani”, ed invece l’emozione si è fatta sentire, come negli anni scorsi.
Ieri sera i preparativi…lo zaino con i quaderni avvolti nelle nuove copertine colorate, le matite nell’astuccio che profumavano di legno, il grembiulino stirato e inamidato appeso sull’appendino pronto per essere indossato.
E quel bacio della buona notte, l’ultimo delle vacanze.
Ieri sera, dopo la favola che accompagna i miei bambini nel mondo dei sogni, mi sono fermata a guardarli per qualche istante.
Due angioletti nei loro lettini affiancati.
Lei, la mia Principessa, nel lettino rosa abbracciata al suo pupazzo, la Micia Pink, già rientrata alla materna da qualche giorno… con quel visino angelico di una bimba improvvisamente diventata già troppo grande ai miei occhi di mamma.
Lui, il mio ometto, disteso su un materasso di sogni e di speranze, la voglia di sedersi nel banco vicino a Simone, il suo amico, la voglia di raccontare la sua estate, le sue vacanze e di quel nuovo allenatore di calcio già eletto a nuovo idolo della scuola calcio.
E quella paura conservata nel cuore e solo in parte confessata alla mamma in un momento di confidenze estreme di rivedere Sofia, la sua “fidanzatina” nel dubbio di aver perso durante l’estate quel “titolo” perché “mamma io le voglio bene davvero”.
Per un attimo ho rivissuto le stesse sensazioni di quando due anni fa entrambi i miei cuccioli iniziavano la loro avventura scolastica, lui il primo giorno di prima elementare, lei il primo giorno al nido.
A far aumentare l’adrenalina nel sangue i vari sms delle mamme, mie amiche, che oggi avrebbero portato i bambini in prima elementare.
L’ansia, l’agitazione, la trepidazione non sono le stesse e non lo possono (e devono) essere di quelle del primo giorno della prima elementare.
Ho trascorso tutte le vacanze con i miei bambini, sì li ho anche appaltati ai nonni quando dovevo lavorare, ma fondamentalmente ho trascorso con loro tre mesi di vacanza e stamattina quando ho accompagnato in classe il mio ometto e l’ho salutato, guardandolo seduto nel banco con il grembiulino nero mi è venuto un nodo in gola.
Buon inizio di scuola amore mio, buon inizio di questo nuovo anno e di questa nuova avventura.
E buon inizio anche a me, e a tutte le mamme come me che si faranno sopraffare dai sentimenti anche quando i nostri bambini avranno sessant’anni.